Situato sopra un rilievo ricco di falde idriche, da cui. nel corso dei secoli, sono discese frane rovinose. Secondo la tradizione, una di queste, in epoca imprecisata, provocata dal demonio in persona. distrusse S. Giovanni vecchio, arrestandosi miracolosamente davanti alla chiesa per intervento del santo patrono; un’altra nel 1860 seppellì un ponte, trasportando sassi per circa un chilometro.
Villaggio, ricostruito, dopo la prima frana, sul site attuale, nel 1555 fu incendiato da norcini, che ci riprovarono nel 1633, questa volta per vendicare un loro ricco compaesano ucciso dai sangiovannesi.
Ma questi, aiutati da altre ville, inseguirono i norcini fino alla montagna di Sassa (oggi dei Signori), dove li sbaragliarono, lasciando pero sul terreno una quindicina di compaesani. Nativo di S.Giovanni già ricordato Domenico Adduci, eletto capomassa delle ville nel 1798 in contrasto con quello degli accumolesi, con i quali si evito una lotta fratricida per merito del parroco di Macchia don Michele Leonardi.
Nemico acerrimo dei francesi, approfittando della loro disfatta nei pressi di Trisungo, l’Adduci occupa Arquata, Norcia, Cascia, Monteleone ecc., abbattendo dovunque gli alberi della libertà e abbandonandosi ad eccessi d’ogni genere.
Catturato a S.Giovanni, suo quartier generale, e carcerato a L’Aquila, tome libero dopo quattro mesi per it buon cuore dei villici, che ne attestavano la naturale bontà e rettitudine e gli riconoscevano il merito “d’avet salvato la patria dai giacobini”.
Nella chiesa di s.Giovanni, di origine cinquecentesca, ma rifatta al suo interno nel ‘700, vi soma diverse tele dell’epoca: sull’altare di sinistra Annunciazione di Giovanni Antonio Valentini per commissione di Nunzio Possidonio, che fece erigere l’altare (1728); sul maggiore Cristo risorto con Santi.
Su quello di destra la Madonna di Loreto con Santi; un Tabernacolo di legno dorato del ‘700 di maniera rinascimentale; un Crocifisso ligneo ,di rozzo artigianato locale dello stesso secolo e un Baldacchino di seta rossa damascata (cm 250 x 200), dono del già ricordato Nunzio Possidonio (1722). Di molto pregio la Croce astile in lamina di rame su fusto ligneo con estremità lobate: sul recto a sbalzo Cristo in trono e simboli sacri nelle lobature, altrettante figure sul verso; arte abruzzese del XIV-XV sec.
Non si sa dove e da chi sia custodita.
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Pagina aggiornata il 25/02/2016